le due ruote sono una fetta importante delle nostre passioni che divoriamo ormai da dieci anni.
io (stefano) ho corso dalla categoria dei giovanissimi fino a quella dei dilettanti ed uno dei vari direttori sportivi incontrati lungo il percorso è stato il nonno di martina.
il buon vecchio cescon ha ricoperto vari ruoli nel mondo del ciclismo: è stato ds, direttore di corsa, dirigente e presidente e la maggior parte del tempo tra le fila della asd ciclistica sacilese alla quale ha dedicato cuore, anima e sudore.
l’amava senza misura e sono in moltissimi a ricordare la sua dedizione e determinazione testarda ed ostinata.
io (martina) facevo danza classica “perchè la bicicletta rovina le gambe alle bambine” (citazione leggermente maschilista del cescon) e capitava che prima delle lezioni mi portasse con lui agli allenamenti: sporgeva mezzo busto dal finestrino dell’ammiraglia e incitava usando un megafono mentre io dalla vergogna scivolavo lentamente sotto il sedile.
tra gli allievi a quel tempo c’ero io (stefano).
a ripensarci questa storia è iniziata tantissimo tempo fa e il 02 dicembre del 2011 quando il cescon vola in cielo, diventa ufficialmente un appuntamento fisso nel nostro calendario di vita.
nel 2012 divento (stefano) presidente e insieme lavoriamo per costruire una squadra unita dove continuare a respirare la passione di chi in passato l’ha tanto amata.
ed è così che condividiamo con i nostri compagni di viaggio gli stessi brividi e lo stesso senso di appagamento quando allestiamo un campo gara o seguiamo gli atleti dedicandogli ore ed energie.
e quando le nuove leve che si aggiungono al gruppo sono ragazzi che abbiamo visto crescere e che, pur avendo deciso di non correre più, hanno scelto di rimanere in società per aiutare i più piccoli, la soddisfazione raddoppia.
ci sono i bambini e la loro ancora ingenua percezione dell’agonismo, i ragazzi più grandi che iniziano a misurarsi con i primi risultati e quelli che spiccano il volo arruolandosi tra le fila dei dilettanti, la dedizione dei direttori sportivi e l’organizzazione di competizioni ambiziose.
la biancorossa è un impegno enorme in termini di tempo e non di rado, rapiti dalla stanchezza, finiamo per chiederci “chi ce l’ha fatto fare?”
forza e fortuna sono i nostri alti e bassi sempre alternati per cui al cedimento di uno dei due segue automaticamente lo scossone dell’altro e in un attimo è ancora amore senza misura per il suono della campana dell’ ultimo giro, il gancio sgancio delle tacchette, il fruscio degli atleti che scorrono, la sfilata delle ammiraglie, l’odore dei copertoni, le grida di incoraggiamento, l’abbraccio sudato del tuo atleta all’arrivo.
la biancorossa è onere e onore, è dedizione e sana dipendenza perché se ti imbatti nelle due ruote non riesci più a farne a meno.